Inebriante Chelsea Flower Show

Non stiamo parlando di un evento normale, ma dell’Evento che il mondo anglosassone celebra con fervore ogni anno: il Chelsea Flower Show di Londra, lo spettacolo dei fiori e dei giardini che attira gli inglesi e non solo, i paesaggisti, i giardinieri, le imprese del verde e non solo.

Era un caldo pomeriggio del Maggio scorso e l’atmosfera era elettrizzante: fiumi di persone che si accalcavano tra gli stands dei prodotti per il giardino, i prodotti più incredibili, da quelli decisamente brutti a quelli più sofisticati e di tendenza; maree umane che si spostavano da un giardino all’altro, filmando, fotografando, prendendo appunti e afferrando i depliants che i realizzatori distribuivano davanti alle loro scenografie verdi; sciami impazziti di persone che volteggiavano nel grande padiglione centrale dove i vivaisti specializzati mostravano l’incredibile assortimento di varietà di alcune delle quali non conoscevo l’esistenza e tantomeno il nome.

Una vera kermesse, uno spettacolo esaltante: ero al centro dell’universo giardino, al centro della storia del giardino e soprattutto della scoperta e selezione di tutte quelle piante che oggi noi europei usiamo, ma che furono per primi gli inglesi, con i loro velieri, le navi che trasportavano velocissime il tè dalle lontane provincie del mondo, a introdurre, coltivare, amare e far conoscere al resto d’Europa.

Il Chelsea di quest’anno si svolgerà dal 20 al 24 maggio e vi saranno ben 22 giardini in mostra, oltre alle nuove varietà selezionate dei solerti ibridatori anglosassoni, ai prodotti e agli arredi di tendenza.
E anche quest’anno verranno assegnati i premi, che sono numerosi e importanti: medaglie alla bravura che fanno curriculum, riconoscimenti che contano davvero, in un paese dove il giardino è qualcosa di profondamente sentito, vissuto e amato.

La Royal Horticultural Society (RHS) organizza altri eventi dello stesso tipo: il primo della stagione è proprio il Chelsea Flower Show, seguito da BBC Gardeners’ World Live a metà Giugno, Hampton Court Palace Flower Show ai primi di Luglio e infine Malvern Autumn Show alla fine di Settembre.
Nel corso dell’anno poi ci sono altri appuntamenti e molte altre iniziative promosse dalla RHS di cui si può approfondire visitando il sito di questa secolare e attiva associazione (www.rhs.org.uk).

I giardini a mio avviso più belli al Chelsea dello scorso anno avevano in comune la novità, l’eleganza e l’uso di piante insolite. Per il resto erano profondamente diversi tra loro, ciascuno con la sua personale impronta.
E c’erano anche realizzazioni decisamente brutte, alcune scontate, altre troppo monotone, altre ancora sovraffollate di erbacee perenni sistemate a mixed border, senza cura nella scelta dei colori: quello che proprio gli inglesi hanno definito l’effetto macedonia, ovvero l’uso indiscriminato dei colori.

Ogni giardino realizzato ha uno o più progettisti, una o più imprese realizzatrici, e uno sponsor, che non è necessariamente una ditta o società del mondo del giardinaggio. Alcuni dei giardini più belli erano ad esempio quello sponsorizzato da Amnesty International UK, oppure quello intitolato “Un tributo a Linneo”, realizzato per commemorare il trecentenario di Linneo e voluto dall’Ambasciata di Svezia e dall’Istituto svedese.

I giardini in mostra sono suddivisi in cinque categorie: gli Show Gardens sono i più grandi (230 mq), sono giardini di tipo più tradizionale, ma non sempre; gli Chic Gardens, di dimensioni inferiori, sono dedicati ai piccoli spazi urbani, promuovono nuove idee e l’uso di materiali insoliti; i City Gardens sono pensati per chi ha uno stile di vita “urbano”, ovvero frenetico, dispone di piccoli spazi confinati e non ha molto tempo da dedicare al giardinaggio; i Courtyard gardens sono invece i piccoli giardini di campagna o più spesso di periferia; i Roof Gardens infine sono i giardini pensili di città, dedicati a chi non vuole rinunciare al proprio angolo di paradiso pur vivendo nella metropoli.

Ce n’è davvero per tutti i gusti in questo appuntamento a cui non si può mancare.
Un doveroso pellegrinaggio cui non ci si può sottrarre: senza troppa esterofilia, ma con la dovuta consapevolezza che forse anche noi un giorno cresceremo, se sapremo allargare gli orizzonti del nostro pensiero e mettere in pratica, in assoluta autonomia creativa, ciò che di interessante impariamo dai nostri colleghi d’oltremanica.